Dopo le importanti scoperte il medico francese si è messo al lavoro, iniziando a sperimentare i vari punti dell’orecchio, notando che in esso sarebbero contenute le rappresentazioni dell’innervazione dei vari organi e degli apparati, al punto da creare nel padiglione auricolare la forma di un feto rovesciato. La sua prima pubblicazione risale al 1956, data in cui risale anche l’inizio della diffusione di tale tecnica diagnostica e terapeutica.
Attualmente la scuola di Sassari ha riproposto l’utilizzo terapeutico del padiglione auricolare alla luce della particolare innervazione di questo, proponendo la definizione, ormai sempre più diffusa, di Neuromodulazione Auricolare. In questa visione scientifica, la stimolazione del padiglione auricolare esercita la sua azione terapeutica modulando l’attività di importanti nervi, come il nervo Vago, il Trigemino e i nervi spinali cervicali.